Camminando per le vie del centro di Firenze, infatti, vi potrebbe capitare di trovare delle piccole aperture a forma di arco, a circa un metro da terra, sulle facciate principali o laterali dei palazzi storici.
Ecco, quella che sembrerebbe un’anonima finestrella, in realtà costituisce uno degli elementi caratteristici del capoluogo toscano. Queste feritoie sono le buchette del vino, dette anche finestrini o tabernacoli, eredità di un passato lontano che in un certo senso trova in questo periodo storico un punto in comune.
Le buchette del Vino la storia
Le buchette del vino hanno un’origine incerta, che probabilmente risale al Rinascimento.
Sicuramente sono state un mezzo molto utile nel XVII secolo, e precisamente negli anni intorno al 1630, durante la purtroppo famosa “peste bubbonica” ampiamente descritta dal Manzoni ne “I Promessi Sposi“e nella Storia della Colonna Infame.
Anche Firenze, oltre a Milano e ad altre città del nord Italia, venne colpita dalla peste e le buchette erano il modo che garantiva ai vignaioli di poter continuare a vendere il proprio vino, senza il contatto diretto con l’acquirente
Le buchette del Vino: Come funzionava
Chiunque volesse comprare del vino sfuso – allora era il solo possibile – bussava alla piccola porticina della buchetta e metteva i soldi sul davanzale. Il vignaiolo, solitamente proprietario del palazzo in cui la buchetta si trovava, prendeva i soldi e riempiva il fiasco che gli veniva porto con il vino.
Ultimata questa operazione, ripassava il fiasco e il cliente lo ritirava e lasciava il posto ad un nuovo avventore.
Era questo un modo che, grazie alle leggi di Firenze del tempo, permetteva ai proprietari dei palazzi di vendere il vino al dettaglio, in piccole quantità e a prezzi convenienti. Diversamente dalle osterie e locande, infatti, i vignaioli potevano vendere il loro vino al dettaglio al netto delle tasse, venendo incontro così anche alle famiglie più povere.
Le buchette del Vino oggi
Oggi Firenze conta circa 180 buchette, la maggior parte all’interno del centro storico e purtroppo non sono più utilizzate. Un altro centinaio buchette sono presenti in tutta la Toscana, sparse sia nelle città più grandi come Pistoia, che nei paesi più piccoli, testimoni di un’usanza molto in voga nei secoli scorsi.
Molti fiorentini ricordano che fino ai primi anni Cinquanta del Novecento queste buchette erano ancora attive e dispensatrici di vino per chiunque volesse un “gottino” di Chianti.
Come cambiano i tempi
Ristoranti, bistrot, ma anche negozi che nulla hanno a che fare con la ristorazione, stanno riaprendo le loro buchette, rimaste per troppo tempo chiuse cementate. Ristrutturandole si riportano alla luce così dei piccoli capolavori del passato .
La loro antica funzione oggi è stata perlopiù sostituita da una di carattere storico ed evocativo, e grazie al sito ufficiale sulle buchette del vino è possibile monitorarle e andarle a scoprire una per una.
Al giorno d’oggi sono circa una quindicina le buchette aperte, e molte altre ne stanno aprendo, ma solo poche di esse svolgono la loro funzione originaria.
Alcuni locali del centro di Firenze hanno riattivato le loro buchette da cui fanno passare vino, cocktail, gelati e piatti, tra questi il Bistrot Babae, la gelateria Vivoli e l’Osteria delle Brache.
Una riscoperta della tradizione vissuta in un periodo complicato come quest’ultimo, che non può che far bene sotto molteplici punti di vista. Un modo per ritrovare le usanze che caratterizzavano le nostre città e ridare vita a quegli usi e costumi che costituivano la vita quotidiana di tantissime persone.
Le nostre conclusioni
Sapete bene come a noi piacciono le nostre tradizioni e i nostri usi e costumi. Metodi che ci hanno fatto crescere in tempi di di crisi e carestie.
La nostra passione e sensibilità a questi dettagli è tale, da fare l’impossibile per non perderne nessun pezzetto per strada. E’ per questo che ci proponiamo per il recupero in caso di abbattimento e ristrutturazione, di vecchi edifici, per poi rimetterle in vendita ad altri appassionati.
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